Un matrimonio campestre.

A diciassette anni si sono dati il primo bacio. Intenso, morbido e pulito come solo un bacio adolescenziale sa essere. Poi, una volta tornati a casa dalle vacanze, ognuno ha seguito strade diverse, amori diversi, racconti che ora sono solo fiabe della buonanotte.
Poi, un giorno…

Questa è la storia di Isabella e Stefano che, la settimana scorsa, si sono giurati amore eterno nella chiesetta del paesino in cui hanno trascorso per anni le vacanze.
La piccola chiesetta dove si sono sposati è rimasta immobile ad osservarli seduti con le gambe incrociate e i pantaloncini corti, a parlare di tutto e niente.
Ha visto la loro voglia di stare insieme e il loro crescere anno dopo anno per diventare prima ragazzi, e poi un uomo e una donna con sogni e progetti. Ogni anno, in estate, si radunavano con la compagnia delle vacanze proprio qui, sul sagrato della chiesa.

Il giorno delle Nozze io ero con loro. E trattandosi di una chiesa in cima ad una montagna è stato quasi imbarazzante. Soprattutto quando lo sposo si è dimenticato di avvisarmi ed è partito verso la chiesetta lasciandomi in cima al paese.
“Ho lasciato Heidi in baita!” raccontava Stefano, spiegando l’errore.
E tutti ridevano di gusto. Figurarsi, sembrava una barzelletta!
“Ha dimenticato Heidi in baita” ridevano gli invitati tra loro… se fosse venuta una slavina e lo sposo avesse chiamato la Protezione Civile per avvisare della mia presenza in una casa di montagna, sarei rimasta lì a crepare di stenti…

L’inconveniente si risolve con un sorriso. Trovo un passaggio in automobile e filo veloce in chiesa perché non voglio perdermi l’entrata della sposa. Quando Stefano mi vede arrivare, mi accoglie a braccia aperte e si scusa un milione di volte, mentre gli amici continuano a sorridere.
Mentre lo abbraccio, penso che è davvero suggestivo il luogo che hanno scelto per la celebrazione: una piccola chiesa affrescata, isolata dal mondo. Un luogo di culto per le cento anime di Quarna Sotto, che ricorda un quadro campestre per le tonalità del verde dell’erba e le casette tutte ammucchiate su una salita. Questo piccolo scrigno raccoglie una storia straordinaria. Quarna Sotto, infatti, è un luogo in cui venivano fabbricati gli ottoni di mezzo mondo. A ricordarlo, un corno doppio disegnato con linee bianche sui sanpietrini della piazza principale. Un vero spettacolo!

Ma a Quarna oggi, l’attenzione non è rivolta agli strumenti musicali, né alla bellezza del luogo. Nel piccolo paese si festeggia un matrimonio, un vero evento per quel luogo così lontano dal mondo. È in questa dimensione ovattata, in questo paesaggio silenzioso dominato da un cielo alto, sfumato di grigio, che Isabella arriva accompagnata dal padre.
Ed è in questo istante che, ogni volta, a me manca il respiro. Perché Stefano, con la sua forza e i suoi tatuaggi tribali ben delineati sul petto, resta sinceramente senza parole. Inerme, di fronte alla bellezza di Isabella, che avanza lentamente sulle note della marcia nuziale. Lui, con tutta la sua forza e la sua grinta, lui con i suoi trentasette anni e gli occhi di un uomo deciso, non riesce a pronunciare che due parole:
“Che spettacolo…”
Lo ripete almeno cinque volte, con gli occhi lucidi.

Accade sempre così. C’è un punto preciso, un istante ben definito, in cui il cuore di chi attende viene travolto da un’ondata di emozione. Con un flusso inarrestabile, il cuore si riempie di pathos e non riesce a razionalizzare che la persona che avanza l’ha vista mille volte, l’ha conosciuta bene ed è sua da parecchi giorni.
Tutto viene cancellato, come gesso sulla lavagna. Come fosse la prima volta, il primo sguardo, il primo bacio.
Lei avanza nel suo abito color carta di zucchero, fissando il suo sposo. E davvero, Isabella è uno spettacolo. Un inno alla femminilità. L’abito ricorda quello della dama ritratta nel Bacio, del pittore Hayez. I morbidi capelli sono mossi in delicati boccoli, e il suo sguardo è luminoso come una mattina di maggio, dalle rose in boccio.
Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbero sposati, quando a diciassette anni parlavano di giochi e baci rubati al vento? Chi l’avrebbe mai detto che sarebbero diventati marito e moglie, quando nei loro progetti c’erano solo viaggi e avventure di ragazzi?
Eppure sì, c’era da aspettarselo. Perché Stefano, in un momento di dialogo, ha raccontato di aver ricercato il bacio rubato ad Isabella per lunghi anni.
“Cercavo il suo bacio in ogni ragazza. Ma solo in lei l’ho ritrovato”.
Stefano e la sua carica energetica. Stefano e la sua delicatezza nel trattare Isabella come fosse una farfalla. Stefano e la sua frase che ha spiazzato un ristoratore di oltre cinquant’anni.
“Ti sposi eh? – gli ha detto quello – Fidati di me, lascia stare. Io ho cinquant’anni e so bene come va il matrimonio. E’ una pazzia!”.
Lui l’ha guardato dritto negli occhi e con molta gentilezza, ma anche decisione, ha risposto:
“Io gioco a biliardo. Ho trentasette anni e spesso gioco con gente di cinquanta. Se vinco, mi chiedono come sia potuto succedere, visto che loro hanno più esperienza di me. Ed io rispondo sempre: forse è perché, nonostante l’età, non hai capito davvero come si gioca”.

Non è il matrimonio che non funziona. Forse, semplicemente, c’è chi non ha ancora imparato le regole del gioco.

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