Un matrimonio al profumo di caffè.

Non so se l’avete mai notato, ma le case in cui c’è una sposa, profumano d’attesa.

Così sono anche le stanze di Federica, cariche di un silenzio emozionale. L’unica voce che si sente in modo chiaro e definito è quello della cugina Anna che, alle otto e trenta, è già nel panico.
Eccovi i segnali di questo vibrante stato d’animo:
siamo a tavola in due, io e lei, perché “ti prego non lasciarmi fare colazione da sola”. E fin qui… però è arrivata con un vassoio e quattro tazzine. “Oddio come sto messa!” ha detto contandole.
Poi sospira e dice: “Nessuno mi conta più perché ormai quella lì si sposa”. “Ah già – dico io – tu sei quella che vuole essere adottata!” Ma lei puntualizza: “Io sono già adottata!”. Prendo nota. Questa è indubbiamente l’adozione più veloce del mondo.
Mentre prepara i fiocchi in tulle lilla per le automobili, Anna si alza e va in cucina. Poi si risiede sul divano, accanto al cesto dei fiocchi e ne compone uno. Poi si rialza, torna in cucina e un minuto dopo torna sul divano. Probabilmente sta correndo una staffetta. Ma non ho ancora capito con chi…
Infine, ha messo una caffettiera sul fuoco e poi è andata a sistemarsi. Naturalmente, senza spegnere la fiamma.
“Tuo fratello dove è?” le chiedono. “Lascialo ovunque sia! – ha risposto lei – Probabilmente è da tre ore che sta scrivendo il biglietto per la sposa. Gli ho detto “Metti una X così Federica ti riconosce…ma mi sa che non mi ascolta!” Deduco che il pregio numero uno di Anna è l’ironia.

Sul tavolo della cucina, con i nostri quattro caffè, c’è l’immancabile cesto colmo di bibita Brasilena, accompagnato da pasticcini in pasta di mandorla e confetti bianchi e verdi. Non manca nemmeno il latte di mandorla, che ora è confezionato, ma che la mamma della sposa di solito prepara con un panetto di pasta di mandorle.
Federica mi aspetta nella sua camera, in vestaglia lilla e pantofole a righe bianche e nere, rigorosamente della Juventus. “Calzate per caso” sottolinea lei. Perché sia chiaro che Federica è una donna fashion e a dimostrarlo c’è pure lo splendido cappellino rosa che le incorona la testa: un accessorio con una piccola retina, ed un fiocchetto piatto da cui partono delicate piume. La sposa lo indossa con disinvoltura sul capello corto, pettinato con le punte all’insù! Perfetta, penso.
La sposa coglie l’occasione per spiegarmi alcuni dettagli della cerimonia. Tra cui il fatto che Antonio la aspetterà all’altare.
“Me lo ha detto don Fabio. Perché mi ha spiegato che fuori dalla Chiesa siamo una coppia, dentro la Chiesa siamo una vita”.
Bello! Io, ovviamente, appunto.
“Ieri poi mi hanno fatto una serenata meravigliosa – continua Federica – uuuhhh Heidi! Che cosa stupenda! Alle undici di sera sono arrivati sotto il mio balcone dodici amici e alcuni parenti, che mi hanno cantato le tipiche canzoni calabresi suonate con la chitarra. E il bello era che la chitarra l’ha portata zio Franco, che non la sa neppure suonare!”
Io sorrido. Il matrimonio sa davvero essere miracoloso, in alcuni casi!
Torno in cucina, con la sposa al mio fianco. Federica è luminosa e lo è ancor di più quando davanti a lei si para il cugino Enzo con un colorato mazzo floreale! Con grande ed insolita gentilezza nei confronti della cugina, cerca un vaso per riporli nell’acqua. Federica apprezza il gesto, ma l’incanto è destinato a durare un solo istante. Con voce ferma, infatti, sento pronunciare dalla sposa la seguente frase: “Quella Enzo è una lampada, non un vaso per fiori… stiamo attenti per favore…”
Lui sorride e nicchia, mentre Federica alza gli occhi al cielo.
Gli uomini a volte sanno davvero essere sorprendenti, penso.

(Tratto da “Un matrimonio al profumo di caffè”, ed. Arpanet)

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