In mezzo a colleghi giornalisti, sulla mia scrivania marrone nell’enorme sala dove tutto è stato allestito per il matrimonio, ascolto discorsi in lingue diverse. Tutti sono curiosi di vedere come sarà vestita la sposa. “Abito di Armani” dicono convinti gli italiani. I francesi sono per lo più concordi. Nessuno, tra le varie ipotesi, nomina però Chanel. Nella grande sala è tutto un movimento di persone, e l’aria è satura di squilli di cellulari internaizonali. Sul maxi-schermo trasmettono le immagini della storia d’amore tra la bellissima sudafricana e Alberto II di Monaco.Quando arrivo alla piazza antecedente il Palazzo del Principe noto che nulla, ma proprio nulla, mi ricorda il Real Wedding di Londra. Nessuna tenda aggrappata al pavimento lastricato, nessun personaggio colorato con tanto di tiara in testa. Niente! La gente è tantissima, ma è composta con quello stile tipico e quella finezza che tanto contraddistingue Montecarlo.
Qui dominano incontrastati il rigore, la bellezza assoluta e l’eleganza. C’era affetto, attaccamento e una grande partecipazione, certo, ma nessun eccesso. Nemmeno quando Charlene ha fatto il suo ingresso nella Sala del Trono, con il suo abito Chanel dalle linee sobrie e pulite: gonna lunga, corpetto in pizzo e giacca, tutto color azzurro pastello. I capelli biondi raccolti in un’acconciatura sofisticata, che ne evidenzia i tratti tesi. Io l’ho trovata bellissima!La cerimonia è breve, circa quarantacinque minuti. La presiede il presidente del Consiglio di Stato e ministro della Giustizia del Principato Philippe Narnino che, al rito civile, pronunciato in francese ha aggiunto delle parole in dialetto monegasco, variante a sua volta del dialetto ligure. In breve, capisco poco o nulla ma intorno a me ci sono moltissimi italiani che mi traducono il dialetto. Dio, che fatica!
Il primo “oui” è di Charlene. Poi tocca ad Alberto, che commuove anche la sorella Stépanie, seduta accanto a Carolina, con cappello in paglia a tesa larga, decorato da mimose, decisamente discutibile. Grazie a Dio non ci sono i cappellini in stile british del matrimonio londinese, penso. Però anche quello di Carolina ha la sua da dire… le mimose sono scomposte e, più che per un Mariage Princier, il cappello mi pare perfetto per una colazione sull’erba.
Il consenso dura un breve istante, seguito da un applauso. La sposa, seduta sull’imponente scranno in tessuto rosso, invia allora un bacio con le labbra ed Alberto contraccambia con un baciamano. È l’unico momento in cui gli sposi si sfiorano le mani, durante la cerimonia.“Ma.. un bacio?” mi chiedo.
Macchè!
Se fosse stato mio marito mi sarei alzata e lo avrei baciato. Con trasporto! E poi gli avrei detto: “Cominciamo bene eh?”
L’applauso che segue il sì risuona anche all’esterno del Palazzo dove centinaia di persone seguono l’evento grazie a due maxi-schermi. Nella folla c’è chi sventola le bandierine con i colori del Sudafrica, chi quelle del Principato con la scritta rossa “Mariage Princier – Monaco Juillet 2011”. Le signore monegasche, per lo più, sventolano dei ricchi ventagli per affrontare il caldo estivo.
La cerimonia si conclude con le firme, apposte sul registro con una speciale Mont-Blanc, realizzata osservando sia gli elementi della bandiera del Principato ed il monogramma della coppia reale.
La stilografica è realizzata in oro bianco massiccio. Sul tappo è inciso un motivo a forma di piccolissimi rombi in cui sono stati incastonati 161 rubini e 128 diamanti, che riprendono i colori dello Stato monegasco. Il pennino in oro è inciso con l’immagine di una colomba, di due anelli e di una corona. L’emblema della prestigiosa azienda Montblanc adorna, invece, la parte superiore del tappo, ed è realizzato in madre perla.
La voglio anch’io.
Così poi la rivendo e mi compro casa. Magari ne mettono una uguale nel kit dedicato alla presse… dite che non sia possibile?
A presto!