Abito bianco e scarpe rosse.

21 aprile. Praticamente, l’altro ieri.
L’appuntamento è fissato per le otto, a casa di Alessandra, una sposa che Devid mi ha decantato per il suo profilo umano. Il dettaglio è che la cerimonia sarà celebrata a Malcesine, in provincia di Verona, e dunque si dovrà partire per le cinque e trenta del mattino.Arriviamo a Malcesine con la puntualità di uno svizzero (per forza, mi chiamo Heidi), ma non troviamo l’abitazione. I numeri lungo la strada si susseguono come scolaretti ordinati, ma c’è qualcosa che non torna. Devid decide allora di chiamare la sposa, che si fa trovare al balcone con la manina sventolante ad indicare l’entrata.
“La vedi una scema che sventola la mano al terzo piano?” si assicura Alessandra.
Devid scoppia a ridere.
“Ecco. Sono io!”
Tre piani di scale e arriviamo nel piccolo appartamento dalla vista superba sul lago di Garda. Ma il sole che illumina la casa non è quello che tutti possono godere. Il sole vero è il sorriso di Alessandra e quello di sua mamma, due anime così unite da far invidia. Due donne che ne hanno viste di tutti i colori, ma che per scalfirle ci vuole ben altro che una vita su questa terra. Loro sono due anime gemelle, due persone che si spalleggiano l’una con l’altra. Sono indivisibili, ma allo stesso tempo capaci di rispettare l’una gli spazi dell’altra. Nella piccola sala, a suggellare questo amore, c’è appeso un quadretto che le ritrae abbracciate, con la scritta: “Siamo noi le migliori”.
E Dio solo sa quanto è vero.
Tanto per farvi capire, la mamma accompagnerà la figlia su una Cinquecento rossa. E poi, la porterà fino all’altare.

In questa mattina di primavera c’è solo un piccolo problema: il truccatore e la parrucchiera che, alle nove del mattino sono ancora a Brescia. La funzione religiosa è prevista per le 10.30 e si inizia a percepire un pesante punto di domanda sulla puntualità della sposa.
Alessandra però non fa pesare oltre la cosa. Gira nella sua candida vestaglia per casa, indossa le autoreggenti, mostra con orgoglio le sue scarpe rosse che descrivono in modo inequivocabile il suo carattere. “Oggi mi presento in purezza – mi spiega la sposa indicandomi l’abito bianco -, ma senza esagerare” conclude alzando le scarpe rosse.
Sia chiaro. In questo mondo del Wedding fatto di professionisti che chiamano le ragazze “sposine”, mi piacciono molto le donne che hanno grinta e determinazione soprattutto se indossano un paio di scarpe rosse. Da parte mia non ci sono sposine. Solo spose.
Perciò guardo le scarpe con grande ammirazione.
“Però!” esclamo.
Alessandra mi strizza l’occhiolino e mi lancia un “ehhh!” che ci fa scoppiare in una risata. Incredibile. Manca un’ora alla celebrazione, la sposa è ancora in vestaglia e con i capelli raccolti a chignon e invece di essere qui a tranquillizzare l’atmosfera sto ridendo a crepapelle con lei.
La mamma mi guarda. “Senti cara, in teoria trucco e parrucco erano anche per me. Ma se questi arrivano tardissimo, come facciamo? Non è che mi puoi truccare tu?”
Rido di nuovo.
“Ma certo! – dico poi – Ho i trucchi in auto, se mi dà due minuti li vado a prendere e vedo di mettere a frutto i consigli di mia sorella (che di professione è truccatrice)”.
Passa qualche istante e in breve mi ritrovo con la mamma pronta al make-up.
Inizio a mettere a fuoco quello che fanno i truccatori al matrimonio.
Passo n.1 – ruotare la sedia verso la finestra.
Passo n.2 – stendere il fondotinta, soprattutto sotto gli occhi e intorno al naso.
Passo n.3 – “Di che colore è l’abito?” “Pervinca” “Dio mio, ce l’ho!” Ho la matita per gli occhi color pervinca! Per forza, era scontata da Kiko e io non avevo resistito a quel colore così superbo.
Passo n.4 – Fard, Eyeliner e mascara.
Passo n.5 – scatto una fotografia per vedere l’incarnato nell’immagine.
Passo n.6 – brindisi di gioia
Intanto che trucco la mamma, si sciolgono per la stanza i complimenti per Devid. La mamma di Alessandra se lo sposerebbe, la sposa pure.
Parliamo del nostro colpo di fulmine e Alessandra mi conferma di aver avuto la stessa sensazione quando ha incontrato Michele, l’uomo della sua vita.
Arrivano i primi invitati: alcuni amici, la seconda testimone, la nonna e il compagno della mamma, che trovano Alessandra ancora in vestaglia.
“Beh? Non ti vesti?” chiedono in coro.
“Ma non vedete che non è neppure pettinata?!” chiede la madre nel suo abito color pervinca.
“Ah! Ci vediamo alle due per un aperitivo?” domanda uno.
Evidentemente, prendere gli imprevisti con classe è una qualità di famiglia.
Finalmente, alle soglia delle 10.30 arrivano truccatore e parrucchiera che iniziano a lavorare come fossero ai Mondiali di Trucco e Parrucco. Spazzola e phon dettano il tempo come tamburi di guerra. Le mani sono svelte, i tratti decisi, ci si muove con la dovuta velocità. Speede Gonzales stesso sarebbe rimasto affascinato da quella maratona.
Alessandra sorride, tranquilla. La sua fortuna è avere una Wedding Planner come Daniela Gafforelli de Il Velo e il Cilindro che, prese le redini della situazione, avvisa parroco e invitati del ritardo con intelligenza e tatto. La fortuna del truccatore invece è che Alessandra ha nervi d’acciaio e il sorriso sempre a portata di mano. Con un’altra sposa avremmo dovuto scrostare il truccatore dal muro.

In venti minuti tutto è sistemato. Ora non rimane che indossare l’abito da sposa, un modello dalle linee pulite firmato Le Spose di Giò, e prendere il bouquet di tulipani rossi.
Infine, partiamo in direzione Parrocchiale di Malcesine. Io ho con me due elementi fondamentali della cerimonia: la nonna e le fedi. Fortunatamente la distanza è breve e perdersi non è possibile.

La Chiesa è addobbata con delicati fiori rossi, che conferiscono alla cerimonia un tocco passionale. Il mio sguardo incrocia quello di Alessandra, e poi, per la prima volta vedo Michele.
Ammazza oh!
Quando tutto finisce, mi avvicino alla sposa e dico: “Hai elogiato tutto il tempo Devid, Devid di qua e Devid di là, e poi mi porti all’altare un pezzo di Marcantonio del genere?”
Lei ride: “Ehhh! Hai capito perché ho avuto il colpo di fulmine vero?”
“L’ho capito sì. È successo anche a me quando sono entrata in Chiesa!”
Ridiamo insieme come bambine.
Anche la mamma ci raggiunge per ridere con noi. Lei, che esprime l’affetto a suon di parolacce, che non ha paura di niente, che sa parlare al cuore con un solo sguardo, è il mio mito.
È l’unica mamma che dopo il lancio del riso, ha richiamato il genero con questa frase:
“Stronzo, ma a me non me lo dai un bacio?”

Ecco, io in questo mondo del Wedding fatto di sposine, pizzi, trine e crema chantilly, amo queste donne che dimostrano che il matrimonio è un affare serio, per donne romantiche sì, ma anche decise. Che dimostrano che vestirsi di bianco non è una cosa da Medioevo, soprattutto se poi ti infili un paio di scarpe rosse con il tacco che ti fa svettare fino al cielo. Che dimostrano che il coraggio e la grinta servono anche per scegliere una persona per tutta la vita. Perché sia chiaro. Il matrimonio, a mio parere, è sì per chi ama il rosa. Ma soprattutto per chi sceglie il rosso.

 

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